domenica 28 febbraio 2016

Sii positivo!

Scoprite come le emozioni positive riducono lo stress


Cari lettori, forse non sapete che le emozioni positive giocano un ruolo molto importante nel mediare l’insorgenza dello stress e nell’aumentare le vostre risorse di coping (Fredrickson,2001).
Infatti è stato dimostrato che provare stati d’animo positivi mitiga l’influenza che gli eventi stressanti hanno sulla rabbia e sulla depressione il giorno successivo (Ong,Bergeman, Bisconti, & Wallace, 2006; Viney, 1986).

Le emozioni positive inoltre vi aiutano a riprendervi meglio dalle situazioni più stressanti.
Leggendo le ricerche di alcuni autori (Fredrickson,Tugade, Waugh, and Larkin 2003) ci siamo rese conto che le emozioni positive mediano la relazione tra la resilienza e la frequenza di sintomi depressivi; questi risultati sono stati verificati dopo l’attacco alle Torri Gemelle, avvenuto l’11 Settembre 2000. Questo vi dimostra che le emozioni positive sono lo strumento utilizzato dagli individui resilienti per regolare il proprio stato d’animo durante periodi di stress.

Un evento che provoca emozioni positive, sperimentato prima di una fonte di stress, può aiutare l’individuo a costruire risorse sia fisiche sia psico-sociali, usate come strategie di coping a fronte di una situazione stressante (Fredrickson, 2000). Vivere una circostanza positiva prima di uno stressor può anche fornire benefici a breve termine, perché incrementa le emozioni favorevoli.

Le emozioni positive rinforzano le amicizie, migliorano le strategie di coping e promuovono la resilienza; tutti questi fenomeni tamponano le conseguenze negative dello stress, a livello sia mentale sia fisico (Algoe &Stanton, 2012; Kok & Fredrickson, 2010; Garland,Gaylord, &Fredrickson, 2011).

Per contrastare lo stress potete fare affidamento su eventi positivi passati, anche se a volte risulta difficile; ciò è dovuto al fatto che le situazioni negative tendono ad avere un impatto maggiore sull’umore e sull’attenzione, rispetto ai momenti positivi (Baumeister,Bratslavsky, Finkenauer, & Vohs,2001). Questo fenomeno implica che gli eventi piacevoli passati vengono maggiormente dimenticati rispetto a quelli negativi (Papousek etal., 2010). Per superare questo problema alcuni autori hanno cercato di indurre emozioni positive attraverso la presentazione di un evento favorevole subito dopo la fonte di stress, invece che prima (Fredrickson,Mancuso, Branigan, and Tugade, 2000). I risultati hanno mostrato che i partecipanti sottoposti a eventi positivi si sono ripresi più velocemente dallo stress rispetto a coloro che hanno vissuto una situazione neutra. In questo modo è stato dimostrato che indurre emozioni positive in concomitanza con la fine dello stimolo stressante guidi l’individuo a considerare i benefici dell’esperienza emozionale positiva, evitando che l’attenzione si focalizzi sulle situazioni negative.


Cari lettori, abbiamo capito che lo stress è parte integrante delle nostra vita quotidiana, tuttavia se veramente lo si vuole, si può contrastarlo. Abbiamo dimostrato che l’essere positivi ci aiuta seriamente a vivere più serenamente, perciò ora che lo sappiamo, non dobbiamo fare altro che metterlo in pratica!



Zoom sul PTSD

Analizziamo più a fondo il disturbo post-traumatico da stress


Cari lettori, esistono vari modelli che spiegano i meccanismi che portano alla formazione e alla persistenza del disturbopost-traumatico da stress (PTSD).
Da un lato si possono evidenziare il modello metacognitivo (Wells, 2000) e quello relativo allo schema mentale (Leahy, 2002), che fanno riferimento al contesto, alle funzioni e alla forma dei fenomeni psicologici; per questo motivo tendono ad enfatizzare le strategie situazionali ed esperienziali che portano al cambiamento, in aggiunta a quelle più dirette (Hayes, Follette,&Linehan, 2004).
Dall’altro lato è presente una vasta gamma di studi che pongono l’attenzione sul ruolo della regolazione emotiva (Aldao,Nolen-Hoeksema, &Schweizer, 2010; Cloitre,Miranda, StovalI-McCIough, & Han, 2005; Tull,Barrett,McMillan, & Roemer,2007).           
Il modello metacognitivo pone l’accento sulla meta-cognizione, che viene definita come la conoscenza dei propri processi di valutazione, controllo e monitoraggio dei pensieri (Wells, 2000).
Il fattore più importante che porta alla formazione del PTSD consiste nell’attivazione della Sindrome Cognitivo-Attentiva (CAS). La CAS è costituita da tre elementi: il monitoraggio della minaccia, la preoccupazione e la ruminazione (Wells, 2009). Queste due ultime componenti (P. Roussis& Wells, 2006, Bennett&Wells, 2010) giocano un ruolo di mediazione tra le credenze metacognitive e i sintomi da PTSD.
Il modello relativo allo schema emozionale integra la teoria metacognitiva con quella basata sulle emozioni, sostenendo che ci sia una relazione tra l’insorgenza del PTSD e una disfunzione dello schema emozionale (Herbert &Forman, 2011). La regolazione emotiva, collegata sia alla meta-cognizione sia allo schema emozionale, rappresenta la caratteristica centrale del PTSD. Un deficit nella gestione delle emozione porterebbe a sovrastimare le minacce, riducendo le risorse di coping, e a rispondere in maniera più intensa a livello emozionale di fronte a eventi traumatici; questi due fenomeni sono strettamente collegati all’insorgenza del PTSD (Bardeen,Kumpula,& Orcutt, 2013). Una disfunzionalità nella regolazione emotiva contribuisce, inoltre, al mantenimento del PTSD, infatti a causa di questo problema l’individuo potrebbe percepire le sue emozioni come incontrollabili (Frewen& Lanius,2006) e di conseguenza imparare a temere stimoli interni o esterni che elicitano risposte emotive.            
Nel modello metacognitivo la regolazione emotiva è una componente della Sindrome Cognitivo-Attentiva e media la relazione tra i sintomi del PTSD e la meta cognizione.                                                  
Lo schema emozionale porta all’insorgenza del PTSD attraverso lo sviluppo di una dis-regolazione emotiva nelle persone traumatizzate.                                        
In conclusione è possibile affermare che le difficoltà nella regolazione emotiva e l’incapacità di usare questa risorsa in modo adattivo giocano un ruolo importante nella manifestazione dei sintomi del PTSD.data-blogger-escaped-comment-EndFragment

Speriamo che, attraverso questo post, voi siate riusciti a capire meglio il disturbo post-traumatico da stress, di cui tanto si parla ma che in concreto non era così chiaro.





Lettura prêt à porter:

Hayes, S. C.,Follette, V. M., & Linehan, M. M. (2004). Mindfulness and acceptance:Expanding the cognitive-behavioral tradition. New York: Guilford Press

Herbert, J.D., & Forman, E. M. (2011). Acceptance and mindfulness in cognitivebehavior therapy. New Jersey: Wiley


Mazloom M., Yaghubi H., Mohammadkhani S. Post-traumatic stress symptom, metacognition, emotional schema and emotion regulation: A structural equation model, Personality and Individual Differences 88 (2016) 9498

Wells, A. (2000). Emotional disorders and metacognition: Innovative cognitive therapy. Chichester, UK: Wiley

Wells, A. (2009).Metacognitive therapy for anxiety and depression. New York: The Guilford Press

sabato 27 febbraio 2016

Mandiamo lo stress in pensione

Il pensionamento come fonte di stress


Cari lettori, chi di voi è già andato in pensione o conosce delle persone che ormai non vanno più a lavorare, è in grado di capire che il pensionamento ha una doppia faccia (come il telefonino, di cui vi abbiamo già parlato); ora vi spiegheremo il motivo.

Il pensionamento è diventato il maggior evento normativo della seconda metà della vita di un individuo (Ekerdt, Vinick, & Bossé, 1989). Questo termine indica un ritiro da alcuni servizi e implica passività e distacco.
Se da un lato il pensionamento porta ad una diminuzione di stress per le persone poiché non devono più affrontare le sfide e i problemi sul posto di lavoro (Weiss, 1997), dall’altro viene identificato come il decimo evento stressante sulla Social Readjustment Rating Scale (Brown, 1994).

Sono state descritte tre fonti di stress che si evidenziano ogni giorno dopo il pensionamento (Sharpley, 1997):
  • Mancanza del lavoro
  • Problema della salute personale
  • Dimensione relazionale

Non temete, però, infatti per contrastare questi eventi, sono state individuate alcune risorse che ognuno di voi deve possedere (George, 1980):
  1. Regolazione positiva associata ad un maggior profitto
  2. Stato di salute buono, collegato ad un benessere soggettivo più elevato
  3. Supporto sociale, soprattutto da parte del coniuge
L'aspetto più importante che dovete tenere a mente è che se vi sapete adattare al nuovo stile di vita, tutto sarà più semplice per voi da affrontare. Per farlo potete seguire questi accorgimenti (Hamilton, 1988):
  • Continuate a percepire il proprio valore
  • Risolvete vecchi conflitti
  • Regolate la perdita del proprio ruolo 
  • Affrontate la scomparsa di persone care
  • Adattatevi ai cambiamenti ambientali
  • Mantenete un livello ottimale di benessere
Il pensionamento vi permette di coltivare i vostri interessi oppure cominciare a fare tante cose che prima non avevate il tempo di fare, ad esempio diventare volontario, viaggiare o stare con i propri nipoti.

Cari lettori, vi abbiamo fatto vedere che il pensionamento, come tante altre cose, ha dei pro e dei contro. La sfida consiste nel saper investire sugli aspetti positivi, cosicché anche il cambiamento, che deriva da questa nuova condizione, non sia poi così difficile da affrontare!





Letture prêt à porter:


George, L. K. (1980). Role transitions in later life. Belmont, CA: Wadsworth